Il Benessere
Ognuno di noi ha la sua personale definizione di benessere. Possono differire non solo da persona a persona, ma anche nell'ambito del medesimo individuo, a seconda dei momenti e dei diversi luoghi della sua esistenza. Allora, non esiste una definizione “corretta”, ma semplicemente quella più adatta a sé in quel determinato frangente della vita. Il benessere non è uguale per tutti, non ci sono confronti, paragoni, mode, anche se troppo spesso si tende ad assumere questo atteggiamento. E' come se non ci si fidasse abbastanza del proprio sentire, ed allora si tendano a cercare conferme al di fuori di sé stessi. Potremmo dire che lo stare bene con se stessi, inteso come equilibrio tra mente, corpo, spirito, si apprende sin dalla nascita: è una ricerca di un punto d’incontro che si rinnova sempre, che si cerca e ricrea finché il corpo è in vita. L'istinto però viene spesso offuscato da architetture razionali, condizionamenti, pregiudizi, esperienze che segnano, e che finiscono per relegare l'innata virtù di sapere cosa sia meglio per noi, in un armadio che, molti finiscono per aprire solo …ai "cambi di stagione" dell'esistenza quando avvertono quel quid interno che li fa sentire irrealizzati o infelici. Non esiste alcun libro in grado di fornirci le istruzioni per l’uso per la vita, per una vita piena, autentica, soddisfacente, e ancor meno per la nostra vita.Il corpo possiede una saggezza profonda: sa esattamente quel che vuole, che lo fa stare bene. Le scelte d’istinto assecondano i bisogni del corpo. Poi c’è l’intuito, altra forma di comunicazione con se stessi autentica, immediata, che viene dal profondo dell’anima, quella che se non viene ascoltata nelle sue necessità più intime manifesta i suoi disagi attraverso sintomi del corpo. Qui nasce la necessità di trovare degli spazi e tempi solo per se stessi, per il proprio benessere, momenti in solitudine, oppure condivisi, purché liberi da incombenze, pressioni, progettualità assoluta. Il famoso tempo libero, tempo vuoto, da non riempire, da dedicare allo stare all’ascolto, al silenzio interiore. E solo in quel momento possono nascere le risposte più adeguate e rispondenti ai propri bisogni e desideri più profondi. Spesso, nella vita quotidiana, siamo orientati e sviati da quel che la mente, l’intelletto, la ragione impongono: perché socialmente nel contesto occidentale sono ciò che maggiormente viene legittimato nelle loro espressioni. Gli stati d’animo positivi influiscono in modo considerevole sia sul comportamento sia sui processi di pensiero rendendoli maggiormente adeguati e funzionali alle situazioni di vita. E' ovvio che tutto questo si ripercuota sullo star bene dell’individuo e con gli altri. Quando le persone sono di buon umore descrivono in modo positivo gli eventi sociali, provano sicurezza in se stessi e autostima. Quando si è felici si tende a valutare più positivamente la propria persona, ci si sente pieni di energia, si considerano meno gravi i propri difetti e si pensa meno alle proprie difficoltà, ci si sente più inclini ad accettare compiti nuovi e stimolanti, anche se difficili. Non c’è da stupirsi che uno stato emotivo positivo induca all’ottimismo, infatti, ha trovato una correlazione diretta tra grado di buonumore e probabilità stimata di eventi positivi. Nello stato d’animo positivo, non solo il mondo sembra più colorato e desiderabile e le azioni più facili, ma anche le persone che ci circondano sembrano migliori, per questo che molti esperimenti rilevano come le persone felici siano più disponibili, generose e altruiste e provochino negli altri una maggiore simpatia. A questo perché alcune persone sono ottimiste e altre pessimiste? Un studioso del settore, Martin Seligman, ha cercato di dare una risposta mettendo in luce nel corso dei suoi studi: sostiene che alla base di queste due modalità (ottimismo e pessimismo) di guardare la vita ci siano due elementi: da un lato la sensazione di esercitare o no un controllo sugli eventi, dall’altro il modo con cui ci spieghiamo ciò che accade. Ritiene che ciascuna persona abbia una propria modalità di interpretare le cause degli eventi; tale modalità, a suo avviso, origina dalla visione che ciascuno ha del proprio posto nel mondo, del percepirsi come persona degna di valore e meritevole oppure indegna e immeritevole: esse hanno un modo di spiegarsi gli eventi secondo cui le cause dei propri successi o fallimenti perdurano nel tempo o non sono modificabili. In ultimo queste persone, quando si manifestano degli eventi negativi, possono accusare se stesse (diminuzione dell’autostima) o fattori esterni a loro per averle provocate. Ascoltarsi potrebbe essere un utile allenamento per conoscere nuove parti di sé e per raggiungere nuovi equilibri, maggiormente salubri e soddisfacenti. Gli “strumenti” per ascoltarsi sono molteplici: Yoga, meditazione, psicoanalisi, espressione artistica, con la musica, il disegno, la preghiera autentica, ciascuno sceglie la sua inclinazione personale e il momento esistenziale che sta affrontando. Conta solo sentirsi in sintonia con gli strumenti proposti e provare la sensazione di poter essere liberi di esprimersi con creatività, spontaneità, senza giudizio, né finalità specifica. La leggerezza che scaturisce dal compiere qualcosa solo perché piace, perché fa stare bene, risulta di enorme beneficio: si ottiene una maggiore soddisfazione, felicità, emozioni positive, ed anche il corpo inizia ad assumere nuova luce, maggiore resistenza fisica e rilassamento e al tempo stesso, come se si fosse liberato da tante costrizioni che lo rendevano prigioniero. Provateci, possiamo solo guadagnarci…..