I Fiori di Bach secondo il Dr. Vincenzo Di Spazio

Vincenzo Di Spazio (Bolzano, 1962) si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Bologna. Dal 1990 al 1991 è stato Dirigente del Servizio Sanitario presso la Compagnia Alpini Paracadutisti “Monte Cervino” di Bolzano. Ha insegnato in qualità di professore incaricato alla Scuola Quadriennale Post-Laurea di Biotipologia e Metodologia Omeopatica presso l’Università di Urbino dal 1994 al 2002. Dal 1992 al 2002 ha svolto attività di Direttore Scientifico del Centro Dorimo di Padova e di Docente in Cronoriflessologia, Oligoterapia, Fitogemmoterapia e Floriterapia. Nel 2008 ha insegnato come docente ospite al Corso di Neuroscienze e Teorie della Mente presso la Scuola Superiore dell’Università di Catania.  E' possibile rintracciare sulla nostra pelle punti che corrispondono all'età in cui abbiamo vissuto un conflitto emozionale? Si può intervenire su questi punti e trattarli con esito terapeutico? Esiste quindi una memoria cutanea che guidi l'accesso ai nostri ricordi più profondi, dove sono depositati i segnali dl dolore psichico? AgeGate Therapy, rivoluzionaria metodica olistica, soddisfa ampiamente questi interrogativi.

LE MODALITÀ DI INTERVENTO
Nella prima fase è fondamentale localizzare la vertebra (zona di proiezione cutanea del processo spinoso) da trattare. Si esplora perciò l'area interessata mediante digitopressione medio-profonda lungo la linea mediana della colonna vertebrale. Se sospettiamo un trauma emotivo fra 15 e 16 anni (16°), si attiverà un riflesso di ipersensibilità esattamente in corrispondenza della terza dorsale. Il dolore viene avvertito come puntorio o contusivo (più raramente urente). E opportuno in questa seconda fase marcare con un pennarello indelebile la sede interessata, circoscrivendo il punto dolente. Dobbiamo ora chiederci quale specifico evento sia accaduto fra 15 e 16 annidi età (16°= D3) e individuare il conflitto emozionale vissuto in quel periodo. Immaginiamo come esempio clinico una bocciatura scolastica, che abbia determinato nei mesi seguenti l'insorgenza di una dolorosa emicrania destra. Vergogna e senso di colpa sono la risposta emozionale all'evento. Nell'ambito della floriterapia di Bach la scelta cade obbligatoriamente su Crab Apple (vergogna) e Pine (senso di colpa). La novità assoluta (AgeGate Therapy) consiste nell'applicazione combinata di uso interno dei fiori (somministrazione orale) e di micromassaggio vertebrale dei medesimi secondo il noto modello cronologico. Il massaggio cutaneo deve essere molto superficiale e eseguito in senso rotatorio per almeno 4-5 minuti 2 volte al giorno per un mese. Un altro esempio clinico è il seguente: A. E., 35 anni (36°), è una signora sposata che soffre di infertilità. Gli esami condotti sotto il profilo ginecologico hanno dato esito negativo. Tutto sembra funzionare apparentemente bene. Anche le indagini cliniche svolte dal marito non hanno dato risultati. Dalla storia personale (anamnesi) della paziente emerge il racconto di un intenso evento drammatico, una gravidanza interrotta a 18 anni di età (19°), che le ha lasciato un profondo senso di colpa. In questo caso viene effettuato micromassaggio vertebrale con Pine sulla sesta dorsale (D6), risultata fortemente dolente alla digitopressione.

IL CORPO NON DIMENTICA
La nostra identità si costruisce sulla base dei mattoni costitutivi della memoria autobiografica, delle nostre relazioni affettive ed emozionali, del nostro irripetibile bagaglio genetico. Ogni volta che perdiamo un nostro caro, perdiamo apparentemente la sua presenza, la sua voce, le sue carezze, il suo modo di fare. Tutti questi attributi, assimilati e sedimentati con il tempo nella nostra identità, improvvisamente si disperdono, si annullano. In quel preciso momento si risvegliano tutti i lutti, presenti e passati, in un urlo agghiacciante che investe e scuote il corpo e la mente. La nostra sofferenza nasce dal fatto che anche una parte di noi muore, si dissocia irreversibilmente dai ricordi coscienti per perdersi nell’oblio. Un doloroso senso di mutilazione pervade l’organismo, contamina la psiche, spegne la gioia di vivere. Un buio opprimente aleggia su di noi e ci costringe alla chiusura e all’introversione. Ci comportiamo come la tartaruga spaventata, che nasconde il capo e gli arti dentro la corazza per sfuggire alle insidie del predatore. Non si tratta di un processo discendente dalla mente al corpo, ma di una biunivoca interazione fra energia e materia, fra emozione e corpo, conservata in una precisa e rintracciabile coordinata spaziotemporale. La nostra memoria cristallizza il ricordo dell’evento traumatico e lo colloca in una determinata area corporea, in attesa di una sua definitiva risoluzione. Alla lunga però questo segnale, rimasto apparentemente muto per un certo periodo di tempo, tende a risvegliarsi e a far sentire la sua presenza. In questo modo si riattivano antichi dolori alle articolazioni, sgradevoli disturbi gastrointestinali, malesseri psichici, che sembravano essersi definitivamente risolti. Sono i campanelli d’allarme di un disagio vissuto, recente o antico, conscio o inconscio, che affiora in maniera prepotente e che esige la nostra considerazione.

Emozioni intense e profonde come rabbia, dolore, paura, gridano la loro presenza attraverso lo specchio del corpo. La frustrazione per un mancato riconoscimento professionale, atteso con ansia da anni, può determinare importanti cambiamenti del tono umorale, della pressione sanguigna, dell’equilibrio immunitario Non bisogna sottovalutare le battaglie, che dobbiamo affrontare nel corso della nostra esistenza. Il ricordo persistente di queste lotte mina nel tempo le energie risanatrici del corpo e apre pericolosamente la strada alla malattia. Il risentimento inespresso per ingiustizie nei rapporti familiari o in ambiente di lavoro, il comportamento prevaricatore del partner o di un figlio adolescente, le continue e pressanti richieste di aiuto di genitori anziani, hanno la strisciante capacità di imporsi nel nostro orizzonte emotivo. Sono voci intrusive e persistenti, che turbinano senza sosta nella nostra mente affaticata. Con il passare del tempo diventa sempre più difficile arginare gli effetti di croniche aggressioni e opporre una sana, valida resistenza. In questo ciclopico tentativo di contrasto, la fisiologica tendenza all’irrigidimento del nostro atteggiamento mentale condiziona negativamente la risposta corporea. L’immagine della corda, che si spezza per l’eccessiva tensione, riproduce degnamente gli effetti prodotti nel paesaggio somatico ed emotivo. Molto spesso la medicina occidentale, così meccanicistica e rigorosamente schematica, si trova in serie difficoltà nell’affrontare in modo equilibrato e pertinente i mali, che affliggono i pazienti. Se i sintomi lamentati non possono essere ricondotti nel rassicurante recinto delle patologie descritte nei manuali, non trovano una corretta interpretazione e vengono cacciati nell’oscuro labirinto dei disturbi a matrice psicosomatica. Frequentemente i malesseri e i disagi sofferti, spingono i poveri pazienti a umilianti e frustranti pellegrinaggi da una struttura clinica all’altra, da un luminare della medicina all’altro. Come denuncia il chirurgo americano Atul Gawande "noi medici siamo consapevoli del fatto che, se vogliamo curare qualcuno, dobbiamo fare i conti più con quello che non sappiamo che con quello che sappiamo". La premessa mette in luce l’importanza fondamentale della persistenza di memorie traumatiche a carico dell’interfaccia somatica (e ovviamente emozionale) e la necessità di interagire con esse sul piano terapeutico. Nel 1996 ha identificato l’orologio spinale dei traumi (spinal clock), una griglia temporale proiettata sui 24 punti della colonna vertebrale, scoperta che ha ispirato da quel momento in avanti tutta la sua attività di ricerca. Sulla base di queste nuove evidenze sperimentali ha introdotto una nuova metodica di intervento, denominata cronoriflessologia spinale (AgeGate Therapy).
Fonte: Vincenzo Di Spazio IL CORPO NON DIMENTICA
https://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__floripuntura-vertebrale.php?id=18743&pn=5473